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Dancing to Paris

Moa Bomolo | Bild: Roberto Ecclesia Spotlight 2023
Foto: Roberto Ecclesia
Ai Giochi Olimpici di Parigi 2024 si ballerà per la prima volta la break dance. Abbiamo chiesto al ballerino svizzero Moa Bomolo (26) come si sta preparando per questo grande evento.
Intervista: Manuel Ott | Tempo di lettura: 3 minuti

Signor Bomolo, lei è considerato uno dei migliori ballerini svizzeri di break dance. Come ha iniziato a ballare?

Quando avevo circa dieci anni è arrivato nei cinema il film «Street Dance Fighters». L’ho visto e ho pensato: «Voglio farlo anch’io!» Un ragazzo della mia classe che ballava la break dance una volta mi ha portato con lui all’allenamento e lì è iniziato tutto!

Cosa serve per avere successo con la break dance?

La break dance è un misto di arte e sport. Di conseguenza sono necessarie resistenza, forza, coordinazione e flessibilità, ma anche la creatività e il carisma sono importanti. Non si tratta di essere in grado di fare tutto, ma di individuare i propri punti di forza e di trovare il proprio stile.

Come funziona una gara di break dance?

Esistono diversi formati. Ai Giochi Olimpici, ad esempio, la gara consiste in un confronto individuale a eliminazione diretta. La musica viene scelta da un DJ senza che i ballerini sappiano su quale brano dovranno ballare. La gara diventa quindi una combinazione di improvvisazione e preparazione.

E come si decide chi ha vinto?

Di solito una giuria valuta diversi criteri con dei punti. Tra questi criteri ci sono l’esecuzione dei movimenti, la dinamica, la musicalità, la creatività e la performance artistica dei ballerini e delle ballerine.

Moa Bomolo | Bild: Roberto Ecclesia Spotlight 2023
Foto: Ondrej Kolacek

Scheda

Nome Moa Bomolo

Età 26 anni

Professione Architetto di interni

Cibo preferito Indiano

Motto Fai ciò che ti rende felice. E fallo con un po’ di testardaggine.

Una buona preparazione ...è soprattutto una questione di testa.

Cos’è la break dance?

La break dance è uno stile di danza acrobatica nato sulle strade di New York City negli anni Settanta. I ballerini combinano pose statiche con movimenti veloci e di forza. Nel corso del tempo la break dance si è trasformata in una disciplina di danza sportiva a livello professionistico che oggi viene praticata in competizioni internazionali.

Come si prepara a una gara?

Da un lato c’è la preparazione fisica con allenamenti di forza, stretching, cibo sano e adeguate ore di sonno. Inoltre provo più volte anche singoli movimenti ed elementi. Poi penso a diverse possibili figure, cioè a combinazioni dei singoli elementi. Le visualizzo mentalmente più e più volte finché non diventano degli automatismi. Prima di una gara, la cosa più importante è sentirsi pronti fisicamente e mentalmente. In questo la musica mi aiuta a stimolare la creatività e la meditazione a sgomberare la mente.

Cosa si aspetta dai Giochi Olimpici di Parigi 2024?

Prima di tutto devo riuscire a qualificarmi – le prospettive però sono molto buone. Non vedo l’ora di vivere questa sfida. Il sistema a eliminazione diretta ai Giochi Olimpici funziona in modo un po’ diverso rispetto ad altre competizioni e ci sono più incontri in meno tempo. Qui ci vuole soprattutto resistenza per far sì che i movimenti rimangano puliti e si possa mantenere la creatività e la concentrazione anche nei turni successivi. E poi non vedo l’ora di conoscere gli altri atleti. Le competizioni internazionali sono sempre particolari anche perché ogni nazione ha il proprio stile di break dance.

Ad esempio?

Ad esempio i giapponesi sono estremamente creativi e spiritosi. Li ammiro molto per questo. I ballerini francesi sono famosi per il carisma. Gli inventori della break dance, gli americani, hanno invece un approccio piuttosto tradizionale al ballo e spesso convincono con la solidità degli elementi di base.

Vede gli altri ballerini e ballerine più come concorrenti o come persone simili a Lei?

Entrambe le cose! La break dance vive della competizione, della sfida con gli altri. Allo stesso tempo, c’è grande coesione tra i ballerini. Ci si rispetta perché si sa che l’altra persona sta dando il suo meglio. E dopo una gara ci si sente di nuovo parte dello stesso gruppo. Spesso nascono velocemente delle buone amicizie.

Come si colloca la Svizzera a livello internazionale?

Quando ho iniziato, in Svizzera la break dance era ancora qualcosa di esotico. Quindi a livello internazionale non si sapeva bene cosa aspettarsi da noi. Negli ultimi anni, però, sono successe molte cose sulla scena svizzera. Soprattutto nella mia generazione, molti ballerini e ballerine si sono affermati a livello internazionale, ad esempio nell’hip-hop o nell’house. Inoltre si sta affacciando sulla scena una nuova generazione, che conta sempre più donne. E anche i Giochi Olimpici contribuiscono certamente a dare maggiore visibilità a questo sport.

Ma la break dance e i Giochi Olimpici hanno effettivamente qualcosa in comune?

Quando si è saputo che la break dance sarebbe diventata una disciplina olimpica, nel nostro ambiente ci sono state critiche e discussioni per il timore che la vera essenza della break dance potesse andare persa. Ma ne dubito fortemente. Sta a noi decidere cosa trasmettere alle nuove generazioni e fare in modo che la break dance mantenga la sua anima, anche se diventa più commerciale. Qui è necessaria soprattutto una buona comunicazione.

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