Nel 2018 la ricchezza lorda delle famiglie elvetiche è diminuita solo in misura marginale (-0,1%). I risparmiatori svizzeri hanno tuttavia registrato la prima contrazione dalla crisi finanziaria di undici anni fa. Le cause di questa flessione sono state il crollo dei titoli azionari e dei fondi di investimento (-7,4%), che non è stato possibile compensare con il lieve aumento dei depositi bancari (+1,8%) e la forte crescita di assicurazioni e pensioni (+3,8%).
Allo stesso tempo, il debito privato è salito al ritmo moderato degli anni precedenti (+2,8%) e il livello di indebitamento è sceso al 128%. Ciò rappresenta comunque un record assoluto: su base globale solo i danesi e gli australiani risultano ancora più indebitati, il dato medio dell’Europa occidentale è del 74,1%.
Nel 2018 in Svizzera l’erosione dei patrimoni e il maggiore indebitamento si sono tradotti in un calo dell’1,5% delle risorse monetarie nette. Fino all’anno precedente si registrava un soddisfacente incremento del 7,6% e dalla crisi finanziaria, quando si era avuta l’ultima flessione, si osserva una crescita media del 3,8%. Questo andamento, unito alla forza del dollaro, si riflette anche sulla classifica dei 20 paesi più ricchi (cfr. tabella): con un patrimonio netto pro capite di 173 840 euro (circa 190 000 franchi svizzeri), nel 2018 la Svizzera ha dovuto accontentarsi del secondo posto, dietro gli Stati Uniti. A partire dal nuovo millennio, tra i principali perdenti in questa classifica figurano in particolare paesi europei come Italia (- 10 posizioni), Gran Bretagna (- 7 posizioni) e Francia (- 5 posizioni). Per contro i paesi asiatici – primi tra tutti Singapore (+ 13 posizioni) e Taiwan (+ 10 posizioni) – sono tra quelli che scalano la classifica, al pari di Svezia (+ 6 posizioni), Australia (+ 5 posizioni) e Corea del Sud (+ 5 posizioni).