Tra le novità, per Reto Hässig c’è stata l’organizzazione della giornata lavorativa, con incarichi che nel servizio esterno possono essere tranquillamente svolti anche di sera. Altrettanto problematico può risultare talvolta separare vita professionale e privata. Reto Hässig è di solito la prima persona a cui amici e conoscenti si rivolgono per questioni assicurative. Se da una parte è proprio questo l’obiettivo di un consulente, dall’altra bisogna avere ogni tanto quella dose di disciplina necessaria per portare volutamente la conversazione su temi diversi.
«Nel settore delle assicurazioni, le giornate sono strutturate diversamente, ma la cosa non va presa sottogamba. Se vai al lavoro più tardi per dormire un po’ di più o la sera ritorni puntualmente a casa alle 17, gli obiettivi non verranno mai raggiunti. Per occuparti attivamente dei clienti, non puoi seguire gli orari lavorativi, devi seguire le loro esigenze.»
D’altra parte, sono anche le diverse esigenze dei clienti a rendere l’attività nel servizio esterno così stimolante. Il fattore umano costituisce un punto fermo nella carriera di Reto Hässig, che ama elaborare soluzioni personalizzate per e con i suoi clienti, che tra l’altro aumentano in continuazione.
«Il modo più semplice di ampliare la propria base di clienti è il passaparola. Funzionano anche i contatti della propria sfera privata e quelli stretti nelle associazioni. Io sono membro del consiglio del club di calcio e dell’associazione commercianti e piccole imprese. Sebbene l’attività associativa non dia alcuna garanzia di nuovi affari, essa offre costantemente possibilità di contatto. Il mio obiettivo è che quando qualcuno ha delle domande in tema di assicurazioni, pensi automaticamente a Reto Hässig.»
È importante costruire relazioni di fiducia e coltivare il rapporto con i clienti. Perché la concorrenza delle altre compagnie assicurative è enorme.
«C’è molta concorrenza nella valle della Limmat. E c’è concorrenza anche all’interno delle agenzie generali e, a livello nazionale, con le altre agenzie della stessa compagnia. Del resto tutti vorrebbero trovarsi nel primo terzo della nostra graduatoria. È questo, oltre al piacere di lavorare, un altro stimolo a dare il massimo.»